Un sogno occupa i miei pensieri. Nonostante sia eresia pronunciare o scrivere queste parole su carta, non posso tenermi dentro la visione che ritengo di aver avuto. Sono sicuro che sia stato il vino o la cena, che mi deve esser risultata indigesta, ma ciò che ho vissuto mi ha terrorizzato.

Ho vissuto in sogno il mio risveglio ma non ero Guido Trivulzio. Guardandomi allo specchio, lo sguardo di un abominevole mezz’orco si era presentato davanti a me. Avevo una catena intorno al collo, che i Nobili Cacciatori utilizzavano per portarmi in giro come se fossi una bestia qualunque. La cosa peggiore? Lo ero davvero. Mi muovevo assolutamente conscio di quale fosse il mio ruolo e il mio valore, gettandomi davanti al pericolo con noncuranza. 

La visione aveva il chiaro intento di comunicarmi qualcosa, perché mi ripropose la stessa caccia che avevo intrapreso appena dopo il mio risveglio. Giunsi con il mio gruppo alla stessa biblioteca. Osservai lo sguardo disgustato dei monaci al mio passaggio. Come potevo dar loro torto? Ero qualcosa di così lontano dalla purezza del mio nobile lignaggio che, se fossi stato in me, mi sarei buttato su una lancia. Certo, questa mia forma aveva i suoi pregi, perché Frate Martino fu molto più incline a darci informazioni questa volta. Allo stesso modo, come avrei scoperto molto presto, la mia forza era decisamente superiore. Tuttavia l’essere trascinato in giro con una catena non mi piaceva, così come non mi piaceva essere un mostro in attesa di ordini.

A differenza dell’ultima volta, il mio gruppo non si calò dal buco nella biblioteca, venendo interrotto da alcuni messi del Dogma. Ci scortarono all’ingresso della loro torre e ci fecero scendere nelle profondità del suolo. Vi era una porta, oltre la quale la guardia ci sconsigliò di avventurarci. Sfortunatamente, il nostro destino e la nostra missione ci imponevano quel sacrificio. Sprezzanti del pericolo avanzammo, con soltanto l’ultima raccomandazione di non parlare ai “Dannati” ad accompagnarci. Le tenebre ci avvolsero e i Dannati arrivarono davvero. Creature racchiuse dentro celle nelle pareti, pazze e oscene. Le nostre orecchie si dimostrarono sorde alle loro imprecazioni e seduzioni mentre avanzavamo nell’oscurità, giungendo infine in una grotta più ampia. Lì, insieme agli altri gruppi di caccia, affrontammo strane creature.

Alcuni pazzi spinsero la caverna a crollare, costringendoci alla fuga. Dopo tutta quella fatica, nella quale avevo dovuto combattere da solo nel tentativo disperato di tenere unito il gruppo, venne il momento della corsa. Molti perirono sotto le macerie e alcuni furono costretti a sacrifici estremi per sopravvivere. 

Quando finalmente riuscimmo a trarci in salvo, scoprimmo come le famiglie di Milano fossero riunite al Castello per una drammatica notizia. Non so di quale notizia si parlasse ma ho paura che la mia visione si possa realizzare troppo presto.

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