Finalmente in possesso dei lasciapassare necessari per scendere negli abissi degli scavi effettuati dai Terzaghi, il mio gruppo di caccia e il sottoscritto ci avventurammo nelle profondità della terra. Non una guardia incontrò il nostro sguardo. Dopo aver mostrato il lasciapassare, la strada si fece deserta. Sia nella discesa, sia nell’immensa apertura in cui giungemmo, tutto ciò che ci accolse fu buio e silenzio.
Il pozzo oscuro nel quale eravamo discesi faceva brutti scherzi alla nostra mente. Diverse volte ci trovammo a inseguire con lo sguardo e la paura delle ombre, che poi si rivelarono vento e paura e null’altro. Se l’elmo non avesse coperto il mio volto, si sarebbe offerto sempre più turbato agli occhi dei miei compagni di Caccia.
Quando vedemmo delle guardie, che eroicamente bloccavano il passaggio nelle tenebre in cui si trovavano, fu quasi un sollievo. Dopo diverse ore di solitudine e buio, la compagnia umana poteva solo che giovarci. Ci avvicinammo e comunicammo i motivi della nostra missione. Purtroppo non ci consentirono di passare e la tensione si fece tesa. Un Castiglioni nel nostro gruppo di caccia, dopo diversi tentativi di persuadere le guardie e corromperle, decise che fosse giunto il momento di passare all’azione. Scontrarsi con degli uomini di Milano non mi fece piacere ma, fortunatamente, riuscimmo a non prendere le loro vite con la nostra furia. Avevamo una missione, non saremmo tornati dalla Suprema Siniscalco con le mani vuote.
Ad attenderci oltre quel posto di blocco si trovava Sandro Terzaghi. Si trovava in preghiera davanti ad alcuni simboli, incisi nel terreno, mentre diverse ombre si avventavano su di lui. Alla nostra comparsa, l’oscurità si riversò su di noi e in un epico combattimento venne scacciata da quel luogo. Quando Terzaghi ci guardò tirai un sospiro di sollievo. Missione compiuta.
A differenza degli altri capifamiglia, Sandro Terzaghi si dimostrò molto più incline a rispondere alle nostre domande e ad intrattenere un confronto civile. Come gli altri fu sorpreso nell’apprendere della situazione di Milano e accettò di farvi ritorno quanto prima. Ci raccontò dei tre sigilli e dei suoi timori su di essi poi, al nostro incalzare, indicò in Leone Terzaghi il potenziale nemico della città.
Rientrati a Milano osservammo l’astuta mossa politica degli elfi. Sembrava che la Pulzella fosse incline ad essere adorata, macchiandosi così di gesti eretici. Poco male. Quando Giovanna fosse caduta, la Gens Julia l’avrebbe seguita. Avevano visto un’opportunità e l’avevano colta, guadagnandosi il favore della Suprema Siniscalca, per questo non potevo biasimarli. L’opportunità offriva però il fianco al nemico e mi sarei assicurato che quel colpo venisse inferto quanto prima.
Grazie alla testimonianza di nuovi Nobili Cacciatori, risvegliati di recente dalla mia famiglia, riuscimmo a incastrare Leone Terzaghi e a mandarlo al rogo. Tuttavia scoprimmo anche la presenza di attività chiaramente criminali e malavitose nella nostra città. Una vittoria pagata a caro prezzo. Forse, prima o poi, avremmo dovuto scegliere se usare questi criminali o sterminarli.