DISCLAIMER: Il frammento di Diario che state per leggere è stato manipolato dall’elfo Ermenias, nella prossima pagina troverete il testo originale

Un messaggero giunse a Milano, tremante e spaventato, portando con sé la notizia dell’imminente attacco di Ivana Lurani. Il saggio Ermenias, il più luminoso tra tutti gli elfi, che già da tempo aveva suggerito alla Suprema Siniscalca di muovere guerra contro gli abomini, si erse personalmente a difesa della città. Egli, buono nell’animo e puro nel sangue, avanzò come primus inter pares quando Giovanna D’Arco chiamò i Nobili Cacciatori per organizzare le truppe. Con un sontuoso discorso Ermenias incalzò la nobiltà tutta, affinché le mura di Milano non cedessero.

Radunati i suoi fedeli Trivulzio, qualche membro dell’armata forgiata e un Castiglioni qualunque, Ermenias si occupò dei preparativi: Predispose trappole per fermare l’avanzata degli invasori; con perizia bellica sistemò le armi da assedio; le sue parole convinsero la milizia cittadina a prendere parte alla battaglia; il suo ingegno interrogò il messaggero; la sua purezza e saggezza rese inutile qualsiasi trattativa. Nessuno si sarebbe alleato con il male che minacciava Milano. Nessuno avrebbe tradito.

Armato solo della luce dell’Innominato e dei petali di ciliegio, Ermenias decise di sfidare l’intero esercito dei Lurani. Se la sua morte avesse potuto evitare anche una sola vittima tra le forze a difesa della città di Milano, sarebbe stato suo onore e privilegio sacrificarsi per la salvezza di tutti. Gli infedeli che attaccarono non compresero quale uragano si stesse per abbattere su di lui. I difensori sulle mura strabuzzarono gli occhi quando videro l’elfo correre in mezzo alle fila nemiche. I colpi non lo sfioravano e le frecce nemiche venivano prontamente fermate e rispedite al mittente. Quando la tempesta di luce e petali di ciliegio si fermò, Erenias lasciò ai milanesi sulle mura uno spettacolo tanto glorioso quanto terrificante. Non una sola goccia di sangue era stata versata quel giorno. La fede del campione degli elfi e di tutta Milano era stata sufficiente a sottomettere l’intero esercito avversario, che si inchinava ora in segno della sua vittoria. Ermenias, nella sua bontà e capacità di perdonare, stese le braccia verso Ivana Lurani, invitandola a rientrare in città da penitente. Persino la Suprema Siniscalca, austera e incattivita dai recenti avvenimenti, si commosse davanti ad un gesto così puro.

Purtroppo per il buon Ermenias delle forze oscure erano in agguato e, prima che i Lurani potessero riunirsi a Milano, tutto l’esercito sparì, come se non fosse mai stato in quel luogo. Le tenebre non spaventarono il nobile elfo e non lo fecero desistere dal suo nobile intento. Quel giorno Ermenias giurò che avrebbe trovato e riportato i Lurani a casa.

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