Il mio ritorno a Milano, al termine dell’avventura che mi appresto a riportare, non ha portato altro che frustrazione e umiliazione. Sembra che la Somma Inquisitrice non apprezzi l’operato della famiglia Trivulzio. A più riprese, nel corso di queste settimane, le sue parole ci hanno sferzato. Nella sua santità, l’Inquisitrice vorrebbe un approccio meno prudente da parte della nostra Famiglia. Dovremmo trarre maggior forza dalla nostra fede, secondo le sue parole, e dispensare la giustizia del Dogma o perire nel tentativo. Non posso negare come tutto ciò mi turbi profondamente. Forse, dopo tutto, noi Trivulzio potremmo essere costretti a sporcarci le mani.

Tutto ebbe inizio con la notizia di una nuova Caccia fuori dalle porte di Milano. Il nostro ordine era di recarci in una delle zone proibite, ricche di corruzione, e indagare sulla presenza di cultisti o altri fenomeni strani. Sperando che, almeno questa volta, i nostri sogni sarebbero stati lasciati in pace, mi recai a pregare. Chiesi con tutto me stesso un viaggio sicuro per me e la mia famiglia.

Ci trovammo a dover marciare a cavallo in una sorta di deserto arido. Il sole metteva alla prova la nostra volontà e la nostra sete. Ci avevano avvisato di far attenzione ai miraggi e alle altre illusioni, infidi trucchi che potevano ingannare la mente. Non nego che la tentazione di scappare, correre in preda al caldo e cercare un riparo fosse forte, ma fortunatamente la ragione ebbe la meglio sulla fatica. Improvvisamente, un razzo di segnalazione si alzò nel cielo. Si trattava di una zona sicura, consigliata da un altro gruppo di Caccia. Dovevamo fidarci? Non avevamo molta scelta. I cavalli erano esausti e persino la nostra Rimembrante sarebbe svenuta se non avessimo avuto con noi qualcosa per darle forza.

Avvicinandoci, scoprimmo qualcosa di simile ad un lago. Tuttavia non era acqua quella nella quale ci si poteva specchiare. Sembrava quasi una sorta di cristallo. Notammo che, con l’approssimarsi a questo strano fenomeno naturale, l’aria si faceva più pesante. Probabilmente la causa del deserto non era realmente il sole ma un’empia aura emanata dal lago.

La strada che costeggiava il lago sembrava scendere all’interno di esso, come se fosse una struttura all’interno della quale si potesse entrare. Sulla strada subimmo l’imboscata di alcuni barbari dall’aspetto mostruoso e deforme. Non sembravano abomini in senso stretto ma, più che altro, degli umani corrotti da qualcosa. Fortunatamente, la loro pelle subiva il taglio di una lama esattamente come la nostra. La luce del sole sembrava dar loro nuova forza ed energia, quindi fu necessario ucciderli velocemente prima che la fatica avesse la meglio di noi.

Superato l’ostacolo, trovammo riparo e ristoro sotto il lago di ghiaccio. Liberi dall’influenza venefica dello stesso, noi Nobili Cacciatori ci riunimmo con le nostre Famiglie. Il buon senso ebbe la meglio e, nonostante quello fosse un ottimo momento per prendere un vantaggio politico sulle altre Famiglie, tutti decidemmo di collaborare per la costruzione di un campo funzionale ed efficiente.
Forse per via della fatica o forse per aver contribuito alla costruzione del campo, la stanchezza ebbe la meglio e caddi a terra, privo di sensi.

Quando mi svegliai, mi ritrovai in una tenda della mia famiglia. Mi fu subito chiaro come fossero passate ore, forse giorni, dal mio svenimento. Il cerusico dei Trivulzio mi visitò brevemente, giusto per assicurarsi che non perdessi i sensi ai primi passi. Quando mi riunii alla mia famiglia, compresi cosa fosse accaduto.

Una volta terminata la costruzione dell’accampamento, i Trivulzio avevano studiato gli archi e la struttura nella quale ci trovavamo. All’interno di essi erano state rinvenute ossa. Vista la mia condizione di salute, per evitare che lasciassi sfuggire delle informazioni, io stesso venni momentaneamente tenuto all’oscuro di tutti i risultati delle ricerche. L’analisi dei corpi, fatta da altre Famiglie, e l’interrogatorio dei prigionieri ci diedero un piccolo quadro della questione: quella popolazione barbara incolpava noi cittadini di Milano per la loro condizione. La terra era stata in qualche modo corrotta a causa nostra e da tale corruzione era giunta la loro condizione abominevole. Tutto quello mi sembrava una follia. Come potevamo noi, o altri Nobili Cacciatori, aver portato morte e corruzione? Doveva essere un delirio.

Il campo è poi stato attaccato in forze dai barbari. Attraverso l’uso di strategie complesse, che probabilmente identificano la presenza di leader e strateghi poco lontano, sono riusciti a rapire un membro della famiglia Decurioni. Avevano appena stabilito di agire contro il campo base, recentemente scoperto, quando mi sono svegliato.
Senza ulteriore esitazione, afferrai la mia spada e mi unii ad un gruppo di Caccia. 

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