Il ritrovamento di uno scheletro di drago sul fondo del lago Gerundo, per mano dei sacerdoti del Dogma, diede occasione ad un valoroso membro della famiglia Castiglioni di mettersi in mostra. Sotto i miei occhi increduli vinse ben tre duelli, uno dopo l’altro, guadagnandosi il diritto di reclamare i resti dell’antica fiera. Mai avevo visto una tale furia in battaglia. Eppure il suo operato sfidava apertamente la volontà del Dogma e dell’Innominato stesso.

Nel breve rientro a Milano, poiché il nostro compito al lago non poteva dirsi concluso, Bianca ebbe modo di scontrarsi con la rettitudine della Suprema Inquisitrice. Vi fu grande sgomento quando la vedemmo rientrare in casa con il marchio dell’Inquisizione ben piazzato sulla sua fronte. Un’ulteriore onta da lavare per la nostra famiglia.

Sul fondo del Gerundo vennero scoperte delle cavità, scavate dall’uomo, che rappresentavano molto probabilmente l’inizio di gallerie molto profonde. I Nobili Cacciatori, divisi nuovamente in gruppi di Caccia, si lanciarono all’esplorazione. Quando non venni nominato capo Caccia, tirai un sospiro di sollievo. Una tale responsabilità aveva il suo peso e, almeno quella volta, avrei potuto concentrarmi sulla battaglia.

L’aria era pesante e insalubre al punto da causarci giramenti di testa e debolezza del corpo. Avanzammo stoicamente, cercando in tutti i modi di non cedere. Qualcuno doveva aver scavato quelle gallerie, fin troppo perfette, e dovevamo scoprire chi fosse. La nostra sorpresa fu grande quando scoprimmo delle incisioni sulle pareti di tali percorsi. Sembrava che, chiunque avesse voluto tramandare quella storia, vedesse contrapposte due forze soprannaturali e micidiali. Gli stessi, avevano visto la morte del drago per mano dei Cacciatori di Milano del passato con dolore e disperazione. Possibile che vedessero in quella creatura abominevole una sorta di benevolo protettore?

Alla fine, purtroppo, la mancanza di aria ebbe la meglio sui nostri corpi. Perdemmo i sensi ma, prima che i miei occhi si chiudessero per la debolezza, riuscii a vedere delle figure nell’ombra. Quando aprii gli occhi, mi ritrovai rinchiuso in una gabbia. Eravamo in un’ampia apertura nella terra, nudi e disarmati, dentro gabbie tutte diverse e problematiche. Eravamo stati presi prigionieri dagli abitanti delle gallerie, i quali stavano allestendo un grande rogo. Affermavano che quello fosse una prova per noi, Nobili Cacciatori, che il nostro arrivo fosse stato predetto e che tra noi si nascondessero delle divinità. Ovviamente, gli esseri divini avrebbero resistito alla morsa delle fiamme, gli altri sarebbero morti. Sembrava una profezia antica, ma non ci rivelarono chi l’avesse pronunciata.

Qualcuno dei Nobili Cacciatori riuscì a rubare delle chiavi e ad aprire le gabbie che ci tenevano bloccati. Corremmo immediatamente verso i nostri averi, nel tentativo di proteggerci e prepararci per la battaglia. Non mi era mai… capitato di dover combattere nudo, con solo una cotta di maglia e le mie armi a proteggermi. Riuscimmo più o meno a prepararci e a lanciarci all’attacco.

Fu poco prima dell’inizio del combattimento che  ̶u̶n̶ ̶e̶r̶e̶t̶i̶c̶o̶ ̶u̶n̶ ̶f̶o̶l̶l̶e̶ ̶u̶n̶ ̶p̶a̶z̶z̶o̶ un ingenuo elfo, pensando l’Innominabile solo sa cosa, mi indicò come una divinità. Venni preso di peso e, nonostante gli sforzi per aiutarmi, gettato nelle fiamme bollenti. Persi la mia spada e le mie protezioni mentre urlavo. La lingua delle fiamme del rogo mi sferzò ogni centimetro di pelle nuda. Urlai quando i miei capelli presero fuoco. Urlai quando sentii le palpebre sciogliersi. Urlai, perché i miei piedi non trovavano ristoro che non fossero le fiamme. Arrivai ad implorare l’Innominabile di porre fine alle mie sofferenze, di darmi il gelido abbraccio della morte. Quando avevo perso ogni speranza, L30N4RD04 giunse in mio soccorso e mi spinse fuori dalle fiamme. La sua natura di forgiato rendeva uno scherzo per lui aiutarmi. Venni gettato nel freddo fango e per me fu come rinascere una seconda volta. Ogni parte del mio corpo era stata ghermita dalle fiamme. Non ero mai stato così vicino alla morte e, cosa più importante, non avevo mai sofferto così tanto. Il mio primo istinto fu rotolarmi nel fango, cercare rifugio e aspettare un buon momento per tornare in battaglia. Tuttavia, prima che potessi attaccare qualcuno e trovare la morte che agognavo, il nostro forgiato si proclamò divinità e impose la resa ai suoi nuovi sudditi.

Tornammo a Milano, dove ricevetti buone cure. Tuttavia per il mio aspetto si poteva far poco e, per quello che mi interessava, sarei potuto rimanere sfigurato a vita. Guido Trivulzio non era mai stato un volto ma una spada, quella prova aveva semplicemente allontanato le nuvole del dubbio dalla mia mente. La mia pelle bruciata non avrebbe più rivisto la luce del sole, intrappolata per sempre da un’armatura nera che avrebbe coperto il mio corpo dalla testa ai piedi.

A rendermi ancora più risoluto furono altri due eventi: le tre famiglie denunciarono il nostro forgiato e i Trivulzio per condotta eretica; inoltre Bianca Trivulzio, illustre membro della nostra nobile Famiglia, prese il controllo dei forgiati e con il benestare dell’Impero fondò la famiglia Armistice. Giurai che non avremmo mai più mostrato il fianco in questo modo. Lo smantellamento di L30 bastò a malapena a placare i malumori di Giovanna. La Famiglia si sarebbe rialzata e mi sarei assicurato in prima persona che il nostro nome venisse rispettato.

Top