Ieri Napoli ha perso il suo uomo più onesto e generoso, l’unico che avrebbe sacrificato tutto sé stesso per salvare questa Città. L’ho visto morire mentre era ferito e indifeso, per mano di coloro che si fanno chiamare Cacciatori, ma che non sono altro che un branco di Nobili egoisti e desiderosi di potere. 
Ieri è morto Alec Nerospina, Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, suo futuro Gran Maestro, e Cacciatore Leale. Quest’ultimo purtroppo, è un titolo che non ha ricevuto alla nascita (non scorrendo nelle sue vene il Nobile Sangue dei Cacciatori) ma che per me, Heilsèn Borbone, si è guadagnato con le sue gesta.
Ancora non capisco come sia successo. Doveva essere una Caccia, una semplicissima Caccia nelle Cripte dell’Ordine di San Gennaro. Avremmo dovuto ripulirle dagli Abomini presenti, e Alec ci avrebbe aiutato a salvare Napoli, donandoci uomini, soldi e aiuti politici per superare questo difficile momento. Ci avrebbe inoltre rivelato un passaggio segreto, accessibile solo in una data specifica, per entrare nel Maschio Angioino e porre fine alla vita di Don Pietro. Avremmo solo dovuto aiutarlo, e un’alleanza si sarebbe formata tra noi e l’Ordine, ma questo ai Nobili Cacciatori non interessava, loro volevano solo sfruttare Alec.

Dovevo aspettarmi che qualcosa di terribile sarebbe accaduto, d’altronde, le cose hanno iniziato ad andare storte già al cominciare della Caccia. Mossi i primi passi nelle Cripte, infatti, tutti noi abbiamo avuto un lieve mancamento, un annebbiamento della vista, e senza che neanche ce ne accorgessimo, buona parte dei nostri compagni era svanita nel nulla. Le Voci mi hanno rivelato che essi si trovassero ancora nelle Cripte, ma allo stesso tempo, erano da un’altra parte. Mi hanno parlato di un Reame Onirico, ma le Voci erano così tante e confuse, che non ho compreso appieno le loro parole. Da ciò che ho potuto intuire però, ho capito che eravamo stati divisi tra le varie Realtà che esistono in quel luogo.
Fortunatamente però le Cripte sono piene di sorprese, e grazie ad un legame che esiste tra le varie Dimensioni, era possibile comunicare con gli altri Cacciatori semplicemente tracciando delle scritte sulle pareti.

Così facendo, abbiamo quindi iniziato ad avanzare, abbattendo uno dopo l’altro gli Abomini presenti in quel luogo.
Dopo un po’, sono iniziate ad emergere alcune tensioni tra i membri del nostro gruppo, nello specifico tra Augusto Sansevero e Gennaro Aragona. 

Purtroppo, Gennaro è un uomo estremamente abile come Cacciatore, ma ha un carattere burbero e i suoi modi sono particolarmente aggressivi. Ricordo vividamente il giorno in cui lo vidi la prima volta, dinanzi al rogo del Capofamiglia Sansevero, mentre rinnegava sua cugina, Donna Isabella, per ragioni a me sconosciute. La forza con la quale esclamava quelle parole colme di rabbia mi ha profondamente scosso, eppure in lui non vedo malignità o cattiveria. Il suo difetto è quello di possedere una Fede cieca, in cui ripone tutto sé stesso, lasciandosi guidare solo dalle leggi dell’Innominato. Egli è un uomo che volge il suo sguardo unicamente verso il Dogma, ma solo perché è terrorizzato da quello che potrebbe scoprire, come se il Velo che nasconde altre Realtà, scostandosi, dovesse mostrargli delle Verità che non riuscirebbe a comprendere. In poche parole, Gennaro è la rappresentazione vivente di quel futile timore verso la Realtà Straordinaria che caratterizza i Dogmatici. Data questa premessa, non c’era da stupirsi che si manifestassero i naturali attriti che vi sono tra gli Aragona e i Sansevero. Essi, alla fine, non sono altro che un riflesso della lotta tra Dogma e Impero, a cui queste due Famiglie hanno giurato rispettivamente fedeltà.
Ciononostante, tolte queste ostilità tra fazioni (che fortunatamente si sono limitate a sguardi di disapprovazione e piccoli commenti di sdegno tra i due Nobili), la Caccia è andata avanti senza problemi. Una volta ucciso anche l’ultima mostruosità (Kailutan Sansevero, il Nobile Cacciatore che già avevamo incontrato nel Maschio Angioino, alleatosi col Clan e trasformatosi completamente in un Abominio) ci siamo riuniti con i nostri compagni. Come eravamo stati separati, così ci siamo ritrovati: la vista si è annebbiata, la testa ha iniziato a girare, e all’improvviso eravamo tutti nella stessa stanza. Dinanzi a noi, si ergeva meravigliosamente la statua di San Gennaro e ai suoi piedi, gravemente ferito, vi era Alec Nerospina. 

Purtroppo -come abbiamo scoperto- senza un Gran Maestro le Cripte dell’Ordine sono una trappola pericolosa, un luogo dove la Realtà e il Sogno si mescolano, dando vita a situazioni imprevedibili. Alec aveva previsto che potesse accadere, ma sperava di riuscire a gestire tutto questo, e per questo suo errore, purtroppo, ha pagato il prezzo maggiore.
Da quello che ci hanno riferito gli altri Nobili, sembra infatti che egli non si trovasse con nessuno di loro. Rimasto solo, piuttosto che fuggire, ha combattuto le stesse identiche creature che abbiamo affrontato noi, perdendo un braccio, un occhio, e venendo ridotto in fin di vita. Fortunatamente, alcuni Cacciatori hanno iniziato immediatamente a curarlo e sembrava che, nonostante tutto, le cose stessero andando per il meglio. Dopodiché, non so dire con certezza cosa sia successo. Ripensandoci, ancora non riesco a trovare il senso a quello a cui ho assistito, alle azioni folli dei Cacciatori, che hanno distrutto quasi ogni mia speranza per questa Città.

Lorenzo ha d’improvviso puntato il coltello alla gola di Alec. Diceva che non si fidava di lui, che voleva sapere immediatamente il giorno in cui si sarebbe aperto il passaggio per la Roccaforte del Clan. Alcuni Nobili hanno tentato di fermarlo, sguainando le armi, o quantomeno tentando di riportarlo alla ragione. Damian ha persino ferito Alec, al fine di reclamare il Primo Sangue e avere il diritto di scegliere cosa farne della “preda”: un gesto disperato per fermare la follia di mio cugino. Altri invece, hanno iniziato a sostenere che Lorenzo, in quanto Capocaccia, non dovesse essere fermato o ostacolato nel suo agire, e si sono quindi messi contro i primi.

Ma alla fine, tutto ciò non importa, poiché in mezzo a quel trambusto, si sono udite infine due parole: “15 maggio”, pronunciate a fatica da Alec Nerospina. Dopodiché, l’unico suono che abbiamo udito, è stato quello della gola di Alec che veniva lacerata dalla lama di Lorenzo.
Per un attimo, non ho sentito più nulla, né i suoni intorno a me, né le Voci che affollano costantemente la mia mente. Tutto si è acquietato. E poi, all’improvviso, qualcosa ha squarciato quel silenzio: la voce di Damian che pronunciava il mio “nome”. “Lara, vieni con me” mi ha detto, mentre se ne andava via, disgustato da tutto quanto, approfittando della distrazione dei Nobili impegnati a litigare. L’ho seguito immediatamente, poiché il desiderio di fuggire da quel luogo era enorme. Mentre uscivamo abbiamo addirittura udito un’esplosione provenire dalla stanza in cui ci trovavamo prima, ma nessuno di noi ha pensato neanche per un attimo di tornare indietro ad aiutare i nostri “compagni”.

Non avevo mai abbandonato una Caccia prima d’ora, ma nel momento in cui era stato commesso quel gesto, quella a cui stavo partecipando non era più una Caccia, ma la brutale esecuzione di un essere umano. Un uomo ucciso solo perché aveva esaurito il suo scopo, e perciò, secondo i Nobili, poteva anche cessare di esistere. 
Ma io sono venuta a Napoli per salvare questa Città, non per uccidere degli innocenti.
Anche Damian condivideva i miei stessi sentimenti, non l’avevo mai visto così afflitto e al tempo stesso adirato. L’ho seguito fino a Santa Chiara (dove si è incontrato col Sommo Inquisitore Vernieri) per poi dirigersi verso la piazza principale portando con sé dei fogli. Su di essi erano scritti tutti i peccati commessi dai Cacciatori (lui compreso) da quando è giunto a Napoli. Li ha affissi sul proprio corpo, conficcandosi i chiodi nella carne, per poi mettersi alla gogna. Ho tentato di fermarlo, persino l’Inquisitore Vernieri era sconcertato da tutto questo. Ma lui non ha sentito ragioni, diceva di voler espiare tutto il male che è stato commesso da coloro che dovevano proteggere questa Città. 

Sono rimasta con lui finché potevo, per poi dirigermi alla Villa abbandonata di mio padre, non potendo più tornare a quella di Lorenzo dopo quello che aveva fatto.
I prossimi giorni saranno difficili. In Città si parla di rivolte popolari, di rabbia tra i cittadini per quello che sta accadendo. Gli altri Nobili Cacciatori non sembrano intenzionati a collaborare tra di loro, ma se non lo faranno, Napoli cadrà definitivamente. Cercherò di muovere io il primo passo in tal senso, ma ogni giorno che passa, sento di essere meno speranzosa per la salvezza di questo luogo. Il desiderio di ritornare nelle Terre Selvagge è così forte, sento il loro richiamo, ma lotterò ancora per questa Città, almeno finché avrò la forza per farlo.

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