All’alba dalla Caduta

Giungo finalmente all’ultima parte di questa mia lettera, in cui vi narrerò gli importanti eventi di questi ultimi due giorni.
Alle prime ore del mattino della giornata di ieri ci siamo incontrati con il Siniscalco e il Vescovo in una zona paludosa, con l’obiettivo di far giungere in tutta sicurezza quattro monaci che dovevano purificare una chiesa presente in quest’area. Dopo aver ucciso alcuni dei goblin che infestavano la palude, abbiamo raggiunto la chiesa, ma qui, sebbene due dei monaci stessero effettivamente compiendo il rituale di purificazione, altri due hanno invece corrotto il processo evocando un abominio immondo, celermente abbattuto da noi Cacciatori. Interrogati i due monaci eretici essi ci hanno rivelato essere al servizio del Vescovo che ha richiesto loro di manipolare il rituale, dandoci la conferma che vi fosse un individuo corrotto tra le fila del Dogma. Già in passato questa figura aveva infiltrato un sicario in uno dei convogli durante la missione per riportare la Sibilla al suo Antro. Successivamente, mentre gli eretici venivano adeguatamente puniti, in cima al campanile della chiesa abbiamo incontrato nuovamente Alec Nerospina che, essendosi confrontato col Gran Maestro, era finalmente pronto a rivelarci la posizione del santuario in cui ci sarebbe stato l’incontro. Per trovarlo siamo stati costretti a seguire una serie di indizi ed enigmi che si sono rivelati essere trappole quasi mortali e, giunti infine al luogo designato, i cultisti hanno avuto persino l’ardire di riferirci che esse erano nient’altro che stratagemmi per metterci alla prova, e che è inoltre stato a causa dei nostri errori se ci siamo ritrovati a percorrere la strada più pericolosa. In quel momento l’unica cosa che ha fermato la mia mano dallo scagliare una lama nella loro direzione è stato il desiderio di scoprire finalmente a cosa avrebbe portato questo incontro, oltre all’aver notato che i miei compagni di Caccia non sembravano condividere il mio stesso sentimento, nonostante fossero stati gravemente feriti dalle suddette “prove”, che io ho invece superato uscendone assolutamente incolume. A causa di ciò ho deciso quindi di sorvolare, almeno per il momento. Durante l’incontro, come era facilmente intuibile, il Gran Maestro ci ha offerto l’ampolla contenente il Sangue di San Gennaro con l’intento di farci entrare a far parte del culto ma, sebbene taluni sembravano voler accettare, o quantomeno hanno espresso dei commenti discutibili a riguardo, nessuno dei Cacciatori si è macchiato di eresia. Mentre questo accadeva siamo stati sorpresi da uno scoppio di pistola che ci ha rivelato la presenza di Don Pietro, accompagnato da una moltitudine di scagnozzi all’interno della cripta. Essi ci avevano seguito e ora erano a due passi dal prezioso Sangue, ancora nelle mani del Gran Maestro distesa a terra, uccisa dal proiettile sparato da Don Pietro. Abbiamo immediatamente sfoderato le armi pronti al combattimento, ma proprio in quel momento vi è stata un’ennesima scossa di terremoto (già dalla mattina stavano lievemente scuotendo il terreno), che ha fatto crollare il pavimento ai nostri piedi facendoci cadere in un ossario. In tutto questo Alec, intento a combattere, ci urlava di trovare un Uovo, nel quale risiedeva l’unica speranza per noi e Napoli. Abbiamo fortunatamente compreso le sue parole una volta usciti dall’ossario, ritrovandoci dinanzi al Castel dell’Ovo e, conoscendo la leggenda*, è stato ovvio a tutti noi cosa dovessimo fare. Siamo quindi entrati nel Castello e, dopo aver combattuto e vinto le sirene che infestavano l’area, guidati dallo spirito del Poeta e Mago Virgilio, custode di questo luogo, abbiamo recuperato il prezioso artefatto che ci permetterà forse di salvare Napoli.

*Esiste una leggenda napoletana che farebbe risalire il nome del castello all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto nei sotterranei e dal quale si dice che “pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino”.

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