DISCLAIMER: Codex Venator è una campagna condivisa per Dungeons & Dragons 5° Edizione, creata da Andrea Lucca, Alex Melluso ed Enrico Romeo. L’ambientazione tratta temi quali razzismo; misoginia; violenza esplicita; estremismo religioso; esperimenti su creature viventi; abuso di potere; limitazioni alla libertà personale e occultismo. Non si tratta di un’ambientazione dalle tematiche leggere e, per questo motivo, è bene che la lettura sia riservata ad un pubblico adulto.
In nessun caso gli autori di questi racconti, delle avventure di Codex Venator o di altro materiale da esso derivato intendono appoggiare o giustificare comportamenti illegali e lesivi della dignità delle persone.
L’Ordo Fabularis ringrazia la Magister Sermonis Alice Gritti per aver corretto il racconto.

La corte dei Lurani si riuniva ogni giorno, due ore dopo il sorgere del sole, per accogliere i postulanti in cerca del consiglio o dell’aiuto della Regina.
Ivana Lurani, nelle sue candide vesti, sedeva su un trono in marmo bianco in tutta la sua statuaria eleganza. Per coloro che avevano lasciato le proprie case in cerca di conforto o conoscenza, la Dama Bianca riservava sempre un sorriso e modi gentili.
Poco potevano sapere i suoi nuovi sudditi del suo passato e di come quel sorriso nascondesse sempre qualcosa. Quel tipo di preoccupazione non li toccava, poiché una volta chini di fronte a lei, sapevano di trovare aiuto, quali che fossero i loro affanni. Spesso portavano dei doni per omaggiare la loro Regina e ringraziarla dei preziosi secondi della giornata che sceglieva di dedicare loro.

Ivana li guardava, ogni giorno, e si domandava cosa fosse rimasto della Nobile Cacciatrice della notte in cui era stata Risvegliata. Forse il suo popolo l’avrebbe amata e venerata comunque, se avesse saputo quanto Sangue era stato versato sulla strada per giungere fino a lì, ma ne avrebbero mai compreso la ragione?
Appena giunta in quelle terre, con pochi rifugiati al seguito, aveva faticato ad adeguarsi alle nuove vesti di salvatrice. Non riusciva a figurarsi il proprio nome in quei termini, per quanto ci provasse, finchè non aveva incontrato per le prime volte quei gretti e ignoranti contadini.
Un pensiero l’aveva fulminata… Il pensiero di quanto poco sapessero. Di quanto poco controllo avessero sulla loro vita, nonostante facessero del loro meglio per viverla. Si dibattevano con tutte le loro forze per il loro cibo, per le loro famiglie, per non soccombere alla corruzione che mangiava le terre circostanti. Lei ora sapeva che il loro sforzo era vano… Ma loro no.
Da quel giorno, la maschera di Regina amorevole le era diventata più… comoda. Quasi difficile da togliere.
Mai si sarebbe aspettata una cosa del genere potesse accaderle. Era qualcosa che la Cacciatrice Ivana Lurani non si sarebbe mai concessa.

All’epoca del suo Risveglio, la giovane Ivana bramava una cosa soltanto: essere la seconda in comando della Famiglia Lurani. Il Duca era ai suoi occhi tanto potente e terribile… quanto inarrivabile. Questa prospettiva lasciava aperta, per l’ambizione dei più spregiudicati Nobili Cacciatori, la posizione di Mano Nera.
Ivana aveva deciso che non si sarebbe mai fatta fermare da morale o preconcetti. Non avrebbe mai rifiutato un incarico del Duca… e non avrebbe mai fallito. Si sentiva più preparata e competente di chiunque altro all’interno della Famiglia.
 Aveva un solo potenziale ostacolo per raggiungere la vetta ed essere la seconda del Duca… un Nobile Cacciatore, di nome Rodrigo.
Il temperamento focoso del giovane Lurani le tornò utile molto presto, e per molte cose. Ivana aveva ritenuto conveniente conquistarne l’attenzione e, a onor del vero, la cosa l’aveva ripagata velocemente. Ben prima che Rodrigo fosse certo, o avesse le prove, dell’esistenza di un complotto ai danni del Duca Lurani, il giovane aveva informato Ivana del pericolo.

Un gruppo di sciocchi, incapaci di servire sotto la mano ferma della loro legittima guida, stava organizzando un agguato per liberarsi del Capofamiglia. Conscio di non poter realizzare molto senza la mente di Ivana e il braccio di Rodrigo, la mente del complotto aveva richiesto l’aiuto della coppia. La sua vigliaccheria lo aveva addirittura spinto a vendere informazioni a Famiglia Odescalchi, ragion per cui lo sciocco li aveva invitati a cena nel palazzo del Conte Gianmaria. Seduto a tavola con loro, il gargantuesco padrone della Villa aveva ascoltato divertito per tutto il tempo.
Ivana non aveva paura. Il Duca era stato avvisato.
Prima di entrare, aveva cosparso di incantesimi sacri sè stessa e Rodrigo. Le serviva solo una pubblica confessione, davanti a testimoni… Ottenuta quella, Rodrigo avrebbe liberato Milano da quel traditore.
Accadde tutto molto rapidamente. La lama nera della spada di Rodrigo aveva appena visto la luce della stanza, quando tutto precipitò nel buio.

Ivana si risvegliò in Villa Lurani.
“Non pensavate davvero che il Conte avrebbe tollerato un complotto ai danni di un suo pari, non è vero?” sorrise il Duca, davanti ai suoi occhi annebbiati.
Un dolore lancinante le tormentava la schiena nuda. Accanto a sè, vide il torace scoperto di Rodrigo, in condizioni simili al proprio. Denti e unghiate avevano dilaniato la pelle e i muscoli.
‘Gli Odescalchi’, pensò in un lampo di lucidità. ‘Maledetti cannibali’.

“Duca, vi prego, noi…” annaspò con voce roca.
“Non dite altro. Dovrete essere in forze per la punizione che vi attende.”
E con profonda amarezza, comprese. Una Mano Nera non vale niente, se tutti sono al corrente delle missioni affidategli. Per il bene del suo ruolo, non si poteva sapere che fossero stati loro a sventare l’attentato.

Strinse i denti e sopportò. Aveva fede nel Duca. Aveva fede in Milano. La sua cieca lealtà sarebbe un giorno stata premiata.

Ma il Duca non sarebbe stato a capo dei Lurani per sempre. Ivana ricordava ancora il giorno in cui era stato portato via per scontare la sua pena. Aveva fatto tanto per lui. Aveva sacrificato tutto quello che aveva per i desideri del suo Duca. E aveva ricevuto in cambio una Famiglia senza guida e con una pessima reputazione. 
I giorni che avevano seguito la scomparsa del Capofamiglia Lurani le ricordavano vagamente il loro arrivo in quelle terre. Ivana non sapeva cosa aspettarsi e il lavoro da fare era tanto. Un periodo di grande incertezza dal quale, fortunatamente, era riuscita a trarre il meglio.
All’epoca non pensava di essere altro che la sua seconda ma, senza il Duca, tirare le redini della Famiglia ora spettava a lei.
Non aveva davvero l’ambizione di prendere il posto del suo Signore… ne aspettava semplicemente il ritorno. Si era comportata come una perfetta Lurani, tenendo insieme i membri della Famiglia per continuare a garantire la partecipazione alle Cacce indette dal Supremo Inquisitore e dal Principe Siniscalco. Un giorno, pensava, il Duca sarebbe tornato, e avrebbe ripreso la guida dei Lurani, ricompensandola per il suo ottimo lavoro e per la fedeltà dimostrata.

“Il Principe Siniscalco Malus Ombralama rende edotta la popolazione della nomina a Capofamiglia di Ivana Lurani e Martino Della Torre.”

La speranza di Ivana di  rivedere un giorno il Duca varcare nuovamente la soglia di Villa Lurani si infranse con un bacio sulla schiena da parte di Rodrigo, una mattina di sole, mentre ancora dormiva nel suo letto.
“Ivana” mormorò il Cacciatore. “Svegliati. Ci sono notizie”.
Quando la nobile si destò dal sonno, trovò Rodrigo con una missiva in mano. Confusa, Ivana si domandò che tipo di nuove giungessero così vicine al suono delle campane. La sorpresa di ciò che lesse la liberò della stanchezza e dell’intorpidimento residui di un sonno tormentato. 

Il Principe Siniscalco, Malus Ombralama, l’aveva appena nominata Capofamiglia. In virtù delle sue gesta onorevoli nella Caccia a Pavia, e del modo in cui aveva saputo tenere insieme i Lurani, adesso la Famiglia apparteneva a lei. 
Ore dopo, quando la sorpresa della recente nomina si fece più flebile, Ivana si ritrovò a riflettere sul modo più efficace di gestire la carica. Lei non era il Duca e non sapeva incutere quello stesso timore con la naturalezza con cui ci riusciva lui.
Se davvero voleva guidare i Lurani, Ivana doveva trovare un’altra strada. Imbastire una parvenza di diplomazia, di ascolto, di ponderata ragionevolezza. Se Famiglia Lurani l’avesse accettata come guida, sarebbe stato solo perché pensava di poterle imporre le proprie volontà. Ma lei non era più una Lurani qualunque e, da quel giorno, non fu seconda a nessuno.

Le direttive che i suoi parenti ricevettero per la Caccia si fecero ferree. Basta duelli senza ragione. Basta affari personali che intralciassero i rapporti diplomatici. Nuovi accordi furono stretti con i Terzaghi, grazie all’azione di Rodrigo come tramite, che meglio ne comprendeva gli ideali bellicosi. Le relazioni con i Della Torre furono invece gestite da lei stessa, nelle nuove vesti di Duchessa, in quanto studiosa e cerusica. In quel periodo, conobbe Leandro.
Ad Ivana non importava di avere alleati, non esattamente. Ma da quel momento in avanti, nessuna informazione umana a Milano le fu preclusa. Lei era la mente, Rodrigo il braccio armato. Insieme, erano imbattibili.

Con la nomina a Capofamiglia erano arrivate le minacce di morte, e gli attentati alla vita di Ivana. Anche dopo così tanto tempo, Ivana si sentiva stringere il cuore dal rimorso al pensiero di quanto avessero osato, sprezzanti del pericolo come solo Cacciatori tanto giovani e tanto potenti potevano essere.
Ivana lanciò uno sguardo a Rodrigo, che si trovava a qualche passo da lei, e lui congedò i postulanti. Ci sarebbe stato un altro giorno per loro, in quel momento Ivana era presa da altri pensieri. Senza aggiungere altro, la Regina Bianca attese che il popolo fosse uscito dalla stanza e poi si voltò, dirigendosi verso i suoi alloggi con Rodrigo. Mentre pranzava con il suo consorte, Ivana sorrise al pensiero di essere riuscita infine a costruire una vita per loro due, lontana dalla politica meneghina, dagli attentati alla loro vita e dal doversi guardare sempre le spalle.
Non era stato semplice e aveva richiesto non pochi sacrifici, ma erano finalmente insieme e al sicuro.
Purtroppo si era trattato di un percorso lastricato di sangue, nel quale Rodrigo aveva incontrato la morte e Ivana ci era andata dannatamente vicina.

Ivana si era recata lontano da Milano per le festività lucchesi, armata di tutto punto, con il cuore pesante e velato da un’ombra.
Dama Julia, Capofamiglia Lurani nella Città di Parma, era stata brutalmente assassinata. Come se l’affronto non fosse sufficiente, nella Città Regina era giunto un messaggero recante parole ingiuriose. La leggerezza con cui tali scellerate accuse erano state mosse aveva fatto guadagnare alla Città di Parma l’inimicizia di Milano.
In occasione del Dies Irae a Lucca, Ivana si aspettava uno scontro.

La Duchessa non viaggiava da sola. Al suo fianco avevano intrapreso la lunga discesa verso la Città toscana anche i rappresentanti delle altre Famiglie meneghine, dunque contava sull’appoggio dei suoi alleati in caso si fosse arrivati allo scontro aperto.
Preferendo non affidarsi al caso o alla fortuna, Ivana si era protetta con un incantesimo divino. Quando la lama dell’uomo inviato per ucciderla la colpì, fu proprio grazie alla preghiera a San Venerando che la Capofamiglia Lurani riuscì a sopravvivere.
Una volta scoperto l’assassino, Rodrigo e l’aasimar dei Della Torre tentarono di catturarlo ma, purtroppo, il sicario preferì il suicidio alla cattura.

L’attentato aveva instillato il terrore in Ivana. Persino per la Capofamiglia degli assassini, il pensiero di dover temere una lama nell’ombra per il resto della sua vita era… destabilizzante. A quella paura viscerale, propria di chi non si sente al sicuro, si era unito il dolore quando Rodrigo era stato assassinato durante una delle Cacce.
Rodrigo aveva un rapporto cameratesco con i Terzaghi, e questo aveva aiutato a mantenere buoni i rapporti con loro, ma nel tempo la politica meneghina aveva richiesto… dei sacrifici. Il Nobile Cacciatore Lurani era diventato un bersaglio, sia per le sue abilità di combattente e la sua spregiudicatezza, sia per colpire Ivana nella sua figura di Capofamiglia, ed era solo questione di tempo prima che qualcuno provasse ad ucciderlo.

L’astuta mente dei Terzaghi sfruttò il momento propizio della Caccia per attuare il suo tradimento. I poteri curativi di Ivana e la forza in battaglia di Rodrigo avevano creato una sinergia particolare, complice l’immensa fiducia che provavano l’uno per l’altra. Quando il Nobile Cacciatore Lurani venne ucciso durante la Caccia, Ivana avrebbe potuto certamente salvarlo. Fu però “trattenuta” dai Terzaghi, il tempo sufficiente a rendere vana qualsiasi speranza. Rodrigo sarebbe stato rimembrato, questo era ovvio, ma il messaggio mandato era forte e chiaro.

Ivana era stata costretta a prendere delle decisioni drastiche in seguito a quel tradimento. Teneva troppo a Rodrigo per tollerare che fosse in costante pericolo. Era disposta ad accettare il peso del titolo di Capofamiglia e i pericoli che una tale carica comportava, ma non era disposta a mettere il suo compagno sul piatto della bilancia. Non lui.
Furono le parole del Supremo Inquisitore e del nuovo Capofamiglia Della Torre, Leandro, a darle l’occasione per sollevarla da quella responsabilità. Il Dogma voleva che i Lurani divenissero la principale Famiglia guelfa di Milano, a causa degli scandalosi comportamenti di Martino Della Torre, e quanto a Leandro… lui cercava un’alleanza ben più stretta.
Ivana aveva iniziato con il giovane Capofamiglia una danza di offerte e controfferte, facendogli credere di volersi mantenere alla pari con lui e omettendo le reali intenzioni del Supremo Inquisitore. Alla fine, i due avevano concordato per un matrimonio. In quel modo, almeno in apparenza, avrebbero goduto della stessa importanza.
Rimaneva un solo problema da affrontare: l’amante di Ivana.
Fu una decisione estremamente sofferta. Grazie a Rodrigo, la nuova Capofamiglia era stata in grado di completare la sua grande opera, il Codice Lurani, e di mantenere il controllo militare sulla Famiglia. Ma non era solo una questione politica. Gli altri Nobili Cacciatori rispettavano e odiavano Ivana, ma Rodrigo ancora la guardava negli occhi con amore, come sua pari.
Ma come spesso accade nella vita dei Nobili Cacciatori, il libero arbitrio non era che un’illusione, e il potere di Ivana era niente, davanti alle cariche che avevano in pugno la Città.

Leandro Della Torre si era mostrato… comprensivo rispetto alla rivelazione di Ivana. Comprendeva alla perfezione l’ostacolo ma, vista l’importanza di quel matrimonio, voleva cercare una soluzione insieme a lei. Si offrì di accompagnarla dal Supremo Inquisitore, per mostrare unita la coppia e cercare di sopravvivere a quell’incontro. Entrambi sapevano perfettamente che, qualora fossero stati fortunati, il Dogma avrebbe preteso solo una punizione esemplare. Purtroppo non fu così.

“Sei consapevole che lo penitenza per questo peccato debba essere pubblica, Duchessa?”
“Sì, Vostra Grazia”
“E che dovrai mostrarti umile e contrita, pentita dell’errore commesso?”
“Sì, Vostra Grazia”
“E il tuo amante, il Reietto, con te?”
“… Sì”
“E chiederò qualcosa in cambio”

“Che cosa, Vostra Grazia?”
“Un genito. Il vostro”

Ivana avrebbe dovuto non solo rinunciare a Rodrigo, ma anche al primo figlio che sarebbe nato dall’unione con il Capofamiglia Della Torre.
Il Supremo Inquisitore bramava un giorno di poter vedere quel bambino, addestrato da lui, trasformarsi in un uomo e prendere il posto di Malus Ombralama come Siniscalco di Milano. Avrebbe potuto controllare la Città, con una sua marionetta su quello scranno.

Fu il profondo desiderio di salvare Rodrigo da nuovi tradimenti e attentati a darle la forza di accettare. Il giorno successivo, i due amanti vennero condotti sulla pubblica piazza. Privati dei loro abiti e di tutto ciò che poteva identificarli come Nobili Cacciatori, si ritrovarono ad essere solo due penitenti. Vennero fustigati, mentre il Supremo Inquisitore li annunciava come due sciocchi amanti, che avevano sperato di sfuggire agli occhi del Dogma e ai suoi rituali. Ovviamente, data la natura misericordiosa dell’Innominabile, questi li avrebbe riaccolti tra le sue braccia una volta pagata la loro penitenza con il Sangue. 
Quando la litania fu terminata, le schiene nuovamente martoriate di Ivana e Rodrigo furono l’unica cosa che ancora li legava.

Ivana raggiunse per un attimo la mano di Rodrigo, sfiorandola con gentilezza. A distanza di tutto quel tempo, si chiese se quel dolore, quella vergogna, quei litigi tra loro due non potessero semplicemente essere evitati. L’evento aveva segnato un distacco, in un modo o nell’altro, e visto quello che sarebbe accaduto poche Cacce dopo, Ivana si rammaricava di aver compiuto quella scelta.
I preparativi per il matrimonio iniziarono, questa volta seguendo tutti i crismi del Dogma.
Ma il destino aveva in serbo per Ivana un ultimo tiro mancino.
Durante la Caccia contro il principe Groan, Leandro venne trasformato in una tiefling e Martino Della Torre si rivelò un Abominio. Queste due cose, unite al rifiuto di Leandro Della Torre di togliersi la vita e venire rimembrato da essere umano, mandarono a monte il matrimonio e compromisero definitivamente la Famiglia.
Con Ivana bollata come peccatrice e Leandro trasformato in una creatura diabolica, era solo questione di tempo prima che il Supremo Inquisitore trovasse una terza Famiglia e si sbarazzasse di loro. La Capofamiglia Lurani sapeva di questa possibilità… ma non aveva intenzione di permettere che accadesse. 

Il viaggio di Ivana era cominciato con il sangue delle Rimembranti. Dopo aver accettato la proposta di Leonardo Da Vinci, aveva avuto accesso ad una visione, e alle terribili risposte che essa portava con sé. La Duchessa -e probabilmente tutti i Nobili Cacciatori che avevano compiuto lo stesso rituale- si erano trovati a combattere una creatura antica, dai poteri incredibili.
Il corpo che abitavano non era il loro. L’equipaggiamento e le vesti non erano del loro tempo. Ivana si concesse appena un’istante per sfiorare il profilo delle orecchie di quel corpo nuovo, improvvisamente appuntite, prima che l’orrore davanti a lei la attaccasse.
Una volta abbattuta l’abominevole creatura, erano stati raggiunti dal Supremo Inquisitore di Milano. Ivana comprese molto velocemente che non solo quell’uomo non ricopriva ancora quella carica ma che, di conseguenza, dovesse essere molto più antico di quanto non avessero mai sospettato.
Egli rispose alle loro domande e poi, una volta rivelato che i “resti” di quella divinità sarebbero stati utilizzati per i suoi scopi, li uccise.

Ivana non era mai stata una studiosa della Straordinaria Realtà. Si interessava di politica, non di scoprire le verità sul mondo che la circondava.
Ma in quell’occasione non aveva potuto fare a meno di chiedere. Si trovava in una situazione troppo… assurda per mettere in primo piano la politica. Inoltre, in quel periodo Milano non le aveva dato altro che delusioni, e forse era il momento di capire. Aveva fatto tutto quello che era in suo potere per prendere in mano la sua vita, e la natura stessa della sua esistenza sembrava impedirle quel potere. Doveva esserci un motivo, qualcosa di più in alto di tutti loro.

Duchessa Lurani era mutata. Dopo essersi risvegliata dal rituale di Leonardo Da Vinci in uno stadio… primordiale, era diventata quello che lei stessa avrebbe definito, fino a non molto tempo prima, un Abominio. La sua mente aveva cominciato lentamente ad aprirsi sulle bugie che le erano state raccontate. Si era unita all’esercito di Gianmaria Odescalchi, pronta a sbattere in faccia la verità alla Città di Milano o a raderla al suolo, se necessario.
Il suo unico, silenzioso, rammarico era stato vedere che tra i mutati non ci fosse Rodrigo.
Nella battaglia imminente, lo sapeva, avrebbero potuto essere avversari.

Terminato il pranzo con Rodrigo, Ivana tornò al lavoro. Le truppe andavano ispezionate, il suo Regno aveva bisogno delle cure della propria sovrana, e non aveva ancora parlato con la nobiltà in quella lunga mattinata. Purtroppo sapeva già quello che le avrebbero chiesto. Oggi, come allora, qualcuno le metteva pressioni affinché attaccasse Milano e la conquistasse.

L’imponente armata di Gianmaria Odescalschi si era abbattuta su Milano come uno sciame, inondando la Città di Abomini e non morti. Era solo questione di tempo prima che la vittoria li arridesse… ma Ivana avrebbe preferito non spargere inutilmente il Sangue di Nobili Cacciatori. Rodrigo l’aveva cercata, durante quello scontro, nella speranza di poter superare il divario tra loro, o di morire nel tentativo. 
Il Cacciatore tentò di parlarle e convincerla delle sue buone intenzioni. Rodrigo l’amava ancora e questo diede ad Ivana uno strumento utile per portarlo dalla sua parte. Si mostrò dura e tagliente con le parole, affermando che quello non fosse il momento giusto per parlarne, e poi gli mise davanti una scelta: avrebbe potuto attaccarla e morire, oppure seguirla e, forse, continuare la conversazione lontano da quella Città bugiarda.
Rodrigo scelse lei, e Ivana finse di non esserne lieta.
Ma la battaglia di Milano venne interrotta dall’arrivo del Tarantasio, che in tutta la sua potenza si liberò di Gianmaria e costrinse Abomini e Nobili Cacciatori a mettere da parte le proprie divergenze per battersi con lui.
Ivana osservò compiaciuta il formarsi di quell’alleanza. Trovava inutile continuare quel massacro, causato soltanto dagli sciocchi preconcetti dei Cacciatori di Milano. Lo scontro fu arduo e le verità che nascondeva scossero Ivana nel profondo. Quando dal drago uscì una forma umana, che diede a tutti loro degli schiavi degli Dei Esterni, Dama Lurani cominciò ad unire i pezzi del puzzle.

Dopo la battaglia, Leonardo Da Vinci aveva richiamato a sé gli Abomini e li aveva condotti fuori Milano, salvando la Città da distruzione certa. Ivana e Rodrigo lo avevano seguito senza guardarsi indietro. Non c’era più nulla per loro in quelle mura, ed era il momento di costruirsi una nuova vita, nella quale poter essere felici insieme.
Comprendendo le loro potenzialità, Leonardo Da Vinci aveva indicato a Ivana un luogo vicino ad una torre e una cascata. Grazie al potere di entrambe, Dama Lurani avrebbe purificato la terra e creato il suo Regno. Ma da allora Milano era cambiata e, Ivana lo sapeva, presto avrebbe dovuto farvi ritorno.

Il Messaggero Riccardo, l’Orso Cacciatore, giunse di fronte ai giardini dell’immensa Villa Trivulzio quando la luna era già alta nel cielo. Era partito quella mattina stessa, non troppo lontano rispetto alla Città di Milano, ma la nebbia gli aveva fatto perdere la strada per ben due volte. Se non fosse stato per L’Ordo Tabellarium, al quale apparteneva, non avrebbe potuto accedere alla Città dopo la chiusura delle porte. Non aveva fatto soste pur di giungere a Villa Trivulzio in tempo e, nonostante avesse dovuto rinunciare al suo cavallo, era quasi arrivato tardi.
Ad attendere il Messaggero, come avesse previsto il suo arrivo, si trovava un Nobile Cacciatore in là con gli anni. Aveva uno sguardo che tradiva speranza, affetto e trepidante attesa. I suoi occhi catturarono la missiva non appena il giovane messaggero la estrasse dal suo involucro. Congedato il Messaggero con qualche moneta, l’uomo conosciuto come Cornelio Trivulzio rientrò silenziosamente nella Villa.

Onoratissimo Padre,
Vi scrivo per domandare il Vostro perdono. So che Vi avranno Risvegliato dopo il mio “tradimento” in favore di Dama Lurani, che adesso chiamo mia Regina, e immagino Vi sarete cosparso il capo di cenere di fronte al buon Guido e agli Anziani della nostra Famiglia. Ebbene, voglio scriverVi le mie ragioni e offrire il mio aiuto. Amo la Città di Milano e non sento di aver commesso alcun crimine contro di essa. Se sarete così indulgente da continuare a leggere questa missiva, vi racconterò di Dama Lurani e del suo regno.
Lurani un tempo sono stati una grande Famiglia, al pari dei Della Torre e dei fieri Terzaghi. Il fatto che abbiano abbandonato la Città di Milano a seguito della battaglia contro il Tarantasio non deve trarvi in inganno. Sono riusciti a far ritrarre le nebbie e a costruire un regno di tutto rispetto. I campi sono rigogliosi e il bestiame pascola sicuro, protetto dalle lame degli assassini.
Ho parlato a lungo con gli abitanti del villaggio prima di prendere la mia decisione. Mi hanno raccontato come ogni giorno giungano profughi dalla Città di Milano e dai territori circostanti, di come la Regina Lurani accetti tutti, senza distinzioni, e permetta ai più coraggiosi di arruolarsi tra le sue truppe. I migliori tra i soldati possono addirittura ambire all’adozione, entrando di fatto nella Famiglia.
Sebbene Ivana sia adorata come una Santa, conseguenza di credenze sciocche e ignoranti, ho visto con i miei occhi i postulanti che, ogni giorno, giungono alla sua corte per chiedere consiglio o aiuto. In fede mia, amato Padre, non ho mai visto nessuno tornare a casa più lieto di quelle persone.
Quanto ai nobili delle Famiglie minori, richiamati dalla promessa di una terra sicura lontana da Milano, la questione è ben diversa. Loro comprendono perfettamente la natura tutt’altro che Santa di Ivana Lurani e la spingono costantemente a muovere guerra alla Città di Milano… ma, percependo la spada sulle loro teste, preferiscono sottomettersi senza tradire le promesse fatte alla Regina.

Ritengo di aver appurato le buone intenzioni della sovrana di questi territori. Molto della mia nuova Capofamiglia mi sfugge ma, con il tempo e la pazienza, sono sicuro di poter scoprire maggiori informazioni.
Attendete mie nuove, amato Padre, avete la mia parola che non deluderò la vostra pazienza.
In Fede,
Marcus Trivulzio

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