DISCLAIMER: Codex Venator è una campagna condivisa per Dungeons & Dragons 5° Edizione, creata da Andrea Lucca, Alex Melluso ed Enrico Romeo. L’ambientazione tratta temi quali razzismo; misoginia; violenza esplicita; estremismo religioso; esperimenti su creature viventi; abuso di potere; limitazioni alla libertà personale e occultismo. Non si tratta di un’ambientazione dalle tematiche leggere e, per questo motivo, è bene che la lettura sia riservata ad un pubblico adulto.
In nessun caso gli autori di questi racconti, delle avventure di Codex Venator o di altro materiale da esso derivato intendono appoggiare o giustificare comportamenti illegali e lesivi della dignità delle persone.
L’Ordo Fabularis ringrazia la Magister Sermonis Alice Gritti per aver corretto il racconto.

L’armata nera marciava verso Milano. Uomini e donne, spie e guerrieri avevano lasciato i territori rivendicati dai Lurani per dirigersi verso la Città Regina. Sarebbero tornati da eroi conquistatori o, cosa poco probabile, non sarebbero tornati affatto.
Qualsiasi futile resistenza le deboli Famiglie e i loro Sangue Smunto avessero provato ad organizzare, si sarebbe rivelata vana. I guerrieri Terzaghi degni di rispetto si trovavano lontano e gli sciocchi, lasciati a guardia della Città, impallidivano al confronto. Inoltre, anche la mente dei Nobili Cacciatori a difesa di Milano si fosse rivelata scaltra, nessuno poteva prevedere il tradimento.
Rodrigo Lurani avanzava in sella al suo destriero in testa all’esercito, teso come una corda di violino. Il suo istinto da guerriero, che tante volte lo aveva aiutato a tirarsi fuori da situazioni spinose, gli suggeriva di stare in guardia. La mano corse all’arma che portava al fianco e la estrasse.

Gli occhi rivolsero la loro attenzione all’iscrizione sulla lama. Se esisteva una frase che chiunque, politicante o meno, avrebbe potuto facilmente comprendere, i Lurani ne erano l’incarnazione: “Il fine giustifica i mezzi”. Rodrigo aveva vissuto con quella convinzione. I freddi occhi azzurri, che lo fissavano da dietro l’incisione “Finis Coronat Opus”, avevano sempre soppesato tutto sulla base del risultato. Le sue spade non avevano servito che l’orgoglio del loro padrone nella scalata verso la vetta. Sapeva di essere il migliore, e voleva essere riconosciuto come tale. Era stato ambizioso.

La sua mente venne attirata dalla cicatrice sull’occhio sinistro, ancora riflessa sul metallo. Anche a distanza di tempo, vedersi in quel modo lo sorprendeva. Ricordava ancora il dolore con cui aveva pagato la cospirazione al Duca Lurani. Rammentava l’umiliazione del portare la nebbia arcana, con il sigillo della Famiglia, non come un segno d’orgoglio ma di schiavitù. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo dei suoi compagni e il tono sprezzante delle loro parole nei suoi confronti. Era caduto in basso, era stato considerato poco più che un non-umano, ma aveva opposto resistenza. Aveva combattuto con la sua volontà ogni ordine che andava contro il suo essere. Era stato indomito.

Era ancora lo stesso uomo che aveva affiancato il giovane Terzaghi, ormai noto solo come  “La Frusta”, ma adesso era diventato qualcosa di più. Non combatteva più solo per se stesso. Tutto era cambiato da quando c’era Ivana.

La sua mente venne richiamata da un lontano ricordo, che prendeva luogo in una Milano che non esisteva più. 

Il profumo di fiori e vino impregnava l’aria, l’odore tipico di una festa in maschera. Persino nelle stanze più appartate si poteva percepire una leggera melodia, opera di qualche bardo fin troppo sicuro di sé. In qualche modo, quel mondo sembrava così distante dagli orrori della Caccia, ma nessuno si lasciava sfuggire come i veri pericoli si trovassero proprio tra quelle stanze.
Un giovane Rodrigo Lurani, adatto più ad una rissa che ad un’occasione elegante come quella, si aggirava divertito tra gli invitati. Aveva poco polso per la politica e i presenti, sicuramente, non incontravano i suoi gusti. Lasciava l’oratoria agli altri per pensare a soluzioni più pragmatiche. Poche gocce del liquido contenuto nella boccetta, che quella sera portava con sé, avrebbero prevenuto molti inconvenienti.

Rodrigo camminava, con il volto celato dalla maschera, sicuro che quella sera non gli avrebbe riservato sorprese. Non immaginava che il Fato avesse disposto altrimenti.
Un fruscio di gonne attirò la sua attenzione.
Una Lurani dai lunghi capelli neri gli passò davanti. Aveva una maschera, come tutti, ma qualcosa attrasse i pensieri di Rodrigo verso di lei. La seguì a passi svelti fino ad arrivarle accanto, catturando i suoi occhi con lo sguardo. Fece un cordiale inchino, presentandosi alla Cacciatrice. La riverenza della donna fu accompagnata da un ironico sorriso, mentre le labbra pronunciavano il nome “Ivana”. Da quella sera in avanti, il loro sguardo si era incontrato mille e mille volte.

Anche a distanza di tempo, per Rodrigo era difficile comprendere il momento in cui aveva realizzato di amare Ivana. Alcuni sentimenti avevano bisogno di tempo, e crescevano giorno dopo giorno. Sapeva una sola cosa con certezza: lei aveva svegliato qualcosa dentro di lui. Un sorriso amaro si dipinse sul volto del guerriero mentre riponeva la sua arma, tornando a fissare l’orizzonte. Controllando  di non essere osservato, Rodrigo corse con il palmo della mano al luogo in cui si nascondeva il pugnale. Lui e Ivana avevano sempre una lama, celata allo sguardo, fin dalla notte in cui lei gli aveva rivelato la sua missione.

La luna splendeva alta nel cielo, illuminando l’immenso Palazzo Lurani.  ̶N̶e̶l̶l̶e̶ ̶s̶u̶e̶ ̶s̶t̶a̶n̶z̶e̶,̶ ̶R̶o̶d̶r̶i̶g̶o̶ ̶L̶u̶r̶a̶n̶i̶ ̶s̶i̶ ̶t̶r̶o̶v̶a̶v̶a̶ ̶i̶m̶p̶o̶s̶s̶i̶b̶i̶l̶i̶t̶a̶t̶o̶ ̶a̶ ̶m̶u̶o̶v̶e̶r̶e̶ ̶u̶n̶ ̶m̶u̶s̶c̶o̶l̶o̶.̶ ̶E̶r̶a̶ ̶s̶t̶a̶t̶o̶ ̶s̶v̶e̶g̶l̶i̶a̶t̶o̶ ̶n̶e̶l̶ ̶c̶u̶o̶r̶e̶ ̶d̶e̶l̶l̶a̶ ̶n̶o̶t̶t̶e̶ ̶d̶a̶l̶l’arrivo ̶d̶i̶ ̶I̶v̶a̶n̶a̶ ̶c̶h̶e̶,̶ ̶c̶o̶n̶ ̶p̶o̶c̶h̶i̶ ̶e̶ ̶s̶e̶m̶p̶l̶i̶c̶i̶ ̶o̶r̶d̶i̶n̶i̶,̶ ̶l̶o̶ ̶a̶v̶e̶v̶a̶ ̶i̶m̶m̶o̶b̶i̶l̶i̶z̶z̶a̶t̶o̶.̶ ̶I̶l̶ ̶s̶i̶g̶i̶l̶l̶o̶ ̶m̶a̶g̶i̶c̶o̶ ̶n̶e̶l̶l̶’̶o̶c̶c̶h̶i̶o̶ ̶s̶i̶n̶i̶s̶t̶r̶o̶ ̶l̶o̶ ̶v̶i̶n̶c̶o̶l̶a̶v̶a̶ ̶a̶d̶ ̶e̶s̶e̶g̶u̶i̶r̶e̶ ̶l̶a̶ ̶v̶o̶l̶o̶n̶t̶à̶ ̶d̶e̶l̶l̶a̶ ̶g̶i̶o̶v̶a̶n̶e̶ ̶d̶a̶m̶a̶ ̶c̶h̶e̶,̶ ̶n̶o̶n̶o̶s̶t̶a̶n̶t̶e̶ ̶f̶o̶s̶s̶e̶ ̶s̶t̶a̶t̶a̶ ̶r̶i̶c̶h̶i̶e̶s̶t̶a̶ ̶c̶o̶m̶e̶ ̶s̶e̶r̶v̶i̶t̶r̶i̶c̶e̶ ̶d̶a̶g̶l̶i̶ ̶O̶d̶e̶s̶c̶a̶l̶c̶h̶i̶,̶ ̶a̶v̶e̶v̶a̶ ̶a̶n̶c̶o̶r̶a̶ ̶s̶a̶n̶g̶u̶e̶ ̶L̶u̶r̶a̶n̶i̶.̶ ̶

Rodrigo Lurani si trovava impossibilitato a muovere un muscolo, seduto su un letto che non era il suo. Si era recato nel cuore della notte nelle stanze di Ivana che, con pochi e semplici ordini, lo aveva reso impotente. Il sigillo magico lo vincolava ad eseguire la volontà della giovane che, sebbene fosse appena appena stata liberata dal giogo degli Odescalchi, aveva ancora sangue Lurani.

Spavaldo e incurante di essere arrivato alla fine dei suoi giorni, Rodrigo scelse di accettare le circostanze, senza rinunciare all’orgoglio neanche di fronte alla propria (probabile) morte.̶I̶v̶a̶n̶a̶ ̶c̶o̶m̶i̶n̶c̶i̶ò̶ ̶a̶ ̶p̶a̶r̶l̶a̶r̶e̶,̶ ̶illustrando̶g̶l̶i̶ ̶i̶ ̶m̶o̶t̶i̶v̶i̶ ̶d̶e̶l̶l̶a̶ ̶s̶u̶a̶ ̶p̶r̶e̶s̶e̶n̶z̶a̶.

Ivana lo interrogò, domandandogli quale motivo lo conducesse nelle sue stanze private a quell’ora. Quando il giovane Lurani le disse di essere lì per farle un dono, Ivana apparve visibilmente perplessa. Zittì il giovane con un gesto e cominciò a parlare.

Rodrigo ascoltò stoicamente le parole della Cacciatrice, che gli annunciavano la sua imminente morte. Nessuno dei due si mostrò sorpreso o dispiaciuto. La Famiglia Lurani era molto chiara sugli scrupoli di coscienza. Se non altro, prima di ucciderlo, Ivana aveva ritenuto che potesse sapere la verità.

Quello che seguì non sorprese Rodrigo tanto per la gravità della notizia, ovviamente, ma per il modo in cui la giovane donna decise di affrontare la verità. Il Conte Odescalchi voleva Rodrigo “su un piatto d’argento”, e lei aveva in programma di dargli quanto desiderava. Aveva pianificato nei minimi dettagli di introdursi negli alloggi di Rodrigo,come aveva appena fatto, ucciderlo e offrirlo in una deliziosa cenetta al Signore degli Odescalchi. Si sarebbe occupata lei di tutto, dall’omicidio alla preparazione del piatto. Ovviamente il guerriero non si sarebbe potuto difendere, poichè il sigillo gli imponeva l’obbedienza, e comunque sia… nessuno dei Lurani avrebbe sentito la sua mancanza.Rodrigo non fiatò per tutta la durata del macabro racconto. Aveva in cuor suo accettato la sua fine? Nessuno ebbe il tempo di scoprirlo. Lo sguardo del guerriero non espresse mai paura o dispiacere per la propria sorte, semmai il rammarico di non aver potuto vivere con lei.

Gli occhi della Cacciatrice rimasero gelidi mentre la luce nello sguardo di Rodrigo si spegneva. Un singolo colpo, preciso e ben mirato, mise fine alla vita del reietto Lurani. Ciò che seguì richiese abiti diversi, meno eleganti ed aggraziati, e coltelli di diversa fattura. Mai una volta la mano di Ivana tentennò mentre macellava il corpo dell’uomo. Mai il suo volto tradì dubbio o disgusto mentre sceglieva e preparava con cura le pietanze per Gianmaria Odescalchi. Nessuno sentì la mancanza di Rodrigo e, sicuramente, nessuno vide mai piangere Ivana.

La confusione di Rodrigo diventò evidente quando domandò perché Ivana gli stesse raccontando quelle cose, dal momento che gli Odescalchi appartenevano ufficialmente al passato. Lei si avvicinò a lui, lo sguardo serio e freddo, e allungò un indice, alzandogli il mento fino a fargli incontrare i suoi occhi. Gli spiegò quanto fosse stato fortunato, perché senza un intervento esterno, sarebbe già stato ucciso.Nel momento in cui Ivana gli concesse di muoversi nuovamente, Rodrigo seppe di non essersi sbagliato. Quando lei gli chiese se fosse ancora intenzionato a farle un dono, dopo quello che gli aveva rivelato, Rodrigo la strinse a sé e la baciò.

Quella notte le regalò un pugnale. Una lama pregiata che aveva come stemma due spade incrociate, che formavano una terza arma nascosta. Da quella notte in avanti, entrambi avrebbero portato il loro segreto sempre con loro, celato alla vista di terzi.

Una violenta fitta alla testa riportò Rodrigo alla realtà. Ritornare con la memoria a quell’evento aveva sempre effetti bizzarri sui coniugi Lurani. Ricordi confusi, probabilmente non suoi, si mischiavano spesso e volentieri al parlare del pugnale. Straordinaria Realtà, probabilmente, o forse qualcosa di diverso?

Da quella notte il rapporto tra lui e Ivana era cambiato. I due avevano cominciato a vivere come marito e moglie, senza mai avere vita facile, fino al giorno in cui la Cacciatrice non era diventata un abominio. Il loro ultimo incontro era stato turbolento e, mentre Milano rischiava di essere distrutta da un’armata simile a quella che ora seguiva Rodrigo, lui non pensava che a lei.
Milano era in procinto di essere distrutta. I Nobili Cacciatori rimasti in Città, dopo che Leonardo Da Vinci aveva trasformato diverse Famiglie in abomini, non potevano combattere due guerre. Da un lato il Tarantasio e dall’altro i loro amici e compagni, trasformati. Era solo questione di tempo prima che la Città cadesse, Rodrigo lo sapeva bene. Il suo sguardo si era fatto più severo con il passare dei mesi. Aveva conosciuto il tradimento e la disperazione in ogni loro forma. La scelta si presentava semplice: morire o unirsi al nemico. In tutto questo, la sua mente riusciva a pensare solo a Ivana.
Da quando lei era mutata, non avevano avuto occasione di riappacificarsi. Quel pensiero lo tormentava. Con il suo gruppo di Caccia Rodrigo cercò l’amata, o quello che ne restava, nella speranza che in lei ci fosse ancora qualcosa di umano.
Ma non era rimasto niente della Cacciatrice che il giovane Lurani aveva conosciuto. La graziosa e sinuosa dama che lo aveva sposato era scomparsa, lasciando il posto a qualcosa di tremendamente oscuro e tutt’altro che nobile e delicato.
Ivana non si nascose, pronta com’era alla battaglia, ma non si sarebbe aspettata l’esito dell’incontro che l’attendeva.
Rodrigo fermò il gruppo di Caccia con la parola, le promesse e le minacce, fino a quando le ostilità furono sospese. Il Nobile Cacciatore avanzò verso Ivana, o quel che rimaneva di lei, e cercò di riportarle alla mente i mesi trascorsi insieme. Dama Lurani era cambiata, questo è vero, ma la freddezza con cui sapeva gestire situazioni complesse era ancora saldamente radicata in lei. Interruppe con un gesto il discorso di Rodrigo e gli impose la scelta: seguirla e, forse, trovare il tempo per terminare quello che doveva dirle… oppure morire.
Il resto era storia.

Milano poi era stata risparmiata e i Lurani, seguendo Leonardo Da Vinci, avevano trovato una nuova casa.
Esistevano dei luoghi in grado di incanalare la Straordinaria Realtà per purificare la terra, qualcosa che nessuno avrebbe mai ritenuto possibile. Era stato un lungo viaggio, non privo di pericoli, ma con il duro lavoro e la guida di Ivana, ora divenuta la loro regina, era nato un piccolo insediamento. Quei piccoli agglomerati di case avevano prosperato, trasformandosi nel dominio fiorente che i Nobili Cacciatori erano stati mandati a spiare per conto di Milano.

L’ultima volta in cui aveva visto la Città, Rodrigo si trovava dall’altro lato delle mura. Posare ora il suo sguardo da guerriero sulle difese approntate, e pensare a modi ingegnosi per abbatterle o superarle, lo pungeva con la sua amara ironia.

Il cavaliere in nero voltò il cavallo e si diresse verso la sua Regina. Con l’avvicinarsi dell’ora della battaglia, sentiva di doverle dire ancora un’ultima cosa.
Ivana avanzava sicura in mezzo alle sue truppe. Il suo volto era una maschera imperscrutabile, per non tradire insicurezze o dubbi dell’ultimo minuto. Quel giorno avrebbero conquistato Milano o sarebbero morti e, in ogni caso, la loro vita sarebbe cambiata nuovamente. Le truppe Lurani non dovevano percepire nulla che non fosse certezza della vittoria dalla loro regina.
Rodrigo aveva imparato a guardare sotto la calma di Ivana tempo addietro. Lui solo, tra tutti i presenti, avrebbe potuto leggere il vero stato d’animo della sua Strega.

Bastò uno sguardo tra i due per scambiarsi un discorso intero. Rodrigo confermò la sua fedeltà alla moglie e il desiderio di non lasciarla mai sola in battaglia. Ivana gli lasciò intravedere, per un fugace istante, un sentimento di dolcezza e amore, ringraziando quell’uomo che le era sempre stato accanto, a prescindere dalle circostanze.

Quando i due volsero nuovamente gli occhi a Milano, l’attacco ebbe inizio.

Rodrigo Lurani
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