57 GIORNI DALLA SCOPERTA

L’ascesa dei quattro Cavalieri maledetti li ha messi in una condizione nuova e inedita.
Ora che tutto si è risolto, come la Natura deve, posso finalmente trascrivere le mie nuove impressioni.
Li ho visti indebolirsi, piegati da una malattia mai conosciuta prima. Li ho visti esausti. Non so quale sia l’origine di queste piaghe che affliggono la nostra terra, ma ho visto Loro, i miei Figli, soffrire al loro passaggio. Come è possibile?
Non vogliono dunque dire niente la mia fame e il mio sonno?

La loro superiorità di razza si è rivelata di nuovo. Non sapevano cosa fosse la fame, ma il giorno in cui l’hanno provata, non ho visto esitazioni nei loro occhi inespressivi.
“A chi daremo il grano recuperato, Figli?” ho chiesto.
“Al popolo, Signora Armistice.”

Tutto di loro sembra metterti in guardia. I loro visi vuoti, le loro mani gelide. La casa che mi accoglie adesso sembra… un labirinto, in cui loro non si perdono mai, e in cui non risuona mai una parola di troppo. È disadorna, priva di calore, abitata da passi metallici carichi di eco – se non stessi imparando a leggere in loro quei brevi, vibranti sprazzi di affezione, la solitudine sarebbe opprimente.
Cerco di riempire le mie stanze di fiori, e di lasciare sempre il camino acceso. In mezzo alle decine di fiale di sangue che occupano i tavoli, le mappe, e le mille annotazioni sulla mia salute, queste piccole manifestazioni di bellezza mi fanno sentire… per brevi momenti… umana.

Adesso che ho ripreso a mangiare (poco. Le razioni sono ancora molto scarse. Ma non aveva senso continuare così, Machina se ne era ormai accorto, e non ero più in grado di sostenere una Caccia), ho potuto tentare qualcosa di nuovo. Una cosa sciocca. Non ci avevo mai pensato prima.
La ricerca è sempre ricerca. Ebbene, ho appreso di poter soffrire l’ebbrezza data dagli alcolici.

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