“I suoni e gli odori del campo di battaglia, la tensione nel trovarsi costantemente in pericolo: non mi stancherò mai di tutto questo!”
Questo è ciò che scrivevo poche settimane fa, durante i miei primi giorni a Napoli. Eppure oggi, per la prima volta nella mia vita, ho partecipato ad una Caccia senza provare quasi nessuna di quelle emozioni che solitamente essa mi dona. 

Stavamo ancora proseguendo le ricerche per scovare i colpevoli dell’incendio al porto, quando stamane ci è stato detto che dovevamo ritrovare dei bambini scomparsi. 
Sin da quando sono stata informata di questa missione, stranamente, non ho provato alcun interesse verso di essa. Non riuscivo a comprendere perché mai, in un momento come quello che sta vivendo questa Città, dei Nobili Cacciatori si sarebbero dovuti interessare ad un affare così irrilevante (un pensiero che, ancora adesso, mi genera un certo disgusto verso me stessa). Solo quando ho saputo che alcuni di loro avevano Nobili origini, ho deciso di prender parte alle ricerche.

Siamo fortunatamente riusciti a trovare subito due dei bambini scomparsi, mentre questi ci stavano misteriosamente spiando. Quando li abbiamo fermati, si sono immediatamente immobilizzati, e sono caduti in uno stato catatonico. Il loro aspetto era tremendo: erano così denutriti, che sembrava che solo la pelle rivestisse le loro piccole ossa, e parte della carne sul loro collo era stata violentemente strappata da quelli che sembravano dei morsi. Analizzando le orribili ferite, le abbiamo immediatamente ricondotte a quelle creature a bordo della nave Imperiale, che hanno attaccato i Colonna poche sere fa per conto del Clan (così abbiamo recentemente scoperto): Vampiri.
Abbiamo quindi proceduto a rimuovere parte dell’influenza che gli Abomini avevano posto sulla mente dei due fanciulli, e immediatamente dopo abbiamo avvistato alcune creature in movimento sui tetti intorno a noi. Affidati i bambini a dei servitori, ci siamo gettati subito all’inseguimento, fino a giungere alla Chiesa di Santa Maria la Nova. Questo luogo, da come mi è stato raccontato, era già stato visitato da alcuni dei Cacciatori presenti, che ne esplorarono le Cripte mesi fa, ritrovandosi dinanzi alla tomba di Vladislav.

Ricordo di aver già letto quel nome, nella missiva scritta da Eleonora, che fu consegnata a Guillaume prima della mia partenza. Se non erro, egli era un vampiro che tentò di trovare il Sangue di San Gennaro, per salvare la donna che amava. Una donna che sembrerebbe abbia trovato un modo per salvarsi da sola, avendola incontrata poco dopo, viva e vegeta (sebbene fosse chiaramente un Abominio) all’interno della Chiesa.
In principio abbiamo udito solo la sua voce, mentre decine di ratti, fuoriusciti da una nebbia uguale a quella che circondava la nave Imperiale, hanno chiuso il portone alle nostre spalle. Elisabetta (questo era il suo nome) ha iniziato a leggerci una lettera trovata nella tomba di Vladislav -e a lui dedicata- scritta dalla Nobile Cacciatrice, Donna Isabella d’Aragona.

Mentre le sue parole riecheggiavano per le navate della Chiesa, ho sentito la rabbia invadere il mio corpo. Ogni frase di quella disgustosa missiva, per ragioni che ancora non comprendo, esprimeva una profonda compassione per il Vampiro. Stavo per abbandonarmi ad una furia cieca, quando persino gli altri “Cacciatori”, dinanzi alla donna ora emersa dalla nebbia, piuttosto che imbracciare le armi hanno iniziato a conversare con lei. Non nego di aver sorriso, quando uno degli individui al seguito di Elisabetta, stanco di tutte quelle chiacchiere, ha colpito violentemente uno dei miei compagni.
Ero così felice che si fosse finalmente dato il via allo scontro, che la mia delusione è stata enorme quando il combattimento non si è rivelato all’altezza delle mie aspettative. Purtroppo, infatti, l’apparentemente temibile guerriero che si è parato dinanzi a noi in pochi attimi si è ritrovato in fiamme, disarmato, e così stordito dai nostri colpi, che a stento riusciva a reggersi in piedi. Non ha recuperato un briciolo d’onore neanche nel momento della sua morte: è stato ucciso dalla sua stessa pistola, per mano di un Forgiato Sansevero. Le altre due creature presenti -Elisabetta e un Arcanista al piano superiore- sono state poi abbattute dagli altri Cacciatori, prima di trarre in salvo i bambini prigionieri nelle Cripte della Chiesa.

Quando la Caccia era oramai conclusa, ero così delusa e annoiata dagli eventi di quella giornata, da credere che nulla mi avrebbe risollevato il morale. Per questo motivo sono riuscita a stento a trattenere le mie emozioni, quando abbiamo trovato quel documento nelle Cripte, poco prima di andarcene via da quel luogo. Al suo interno era riportato il nome del Monastero, ove il Clan custodisce il Sangue di San Gennaro, e a leggere quelle parole, ho sentito il mio cuore sobbalzare dalla gioia.
Ancora adesso sento il mio corpo tremare per l’eccitazione, al solo pensiero che quello che sembrava un obiettivo irraggiungibile sta per essere finalmente portato a compimento. Con la distruzione del Sangue, il Culto non potrà più esistere, e la missione che mi è stata affidata sarà compiuta. Ripensandoci, ancora non riesco a credere quanto sia stata stupida in questi giorni, nel provare quegli inutili dubbi e timori per quello che stavo facendo. Ma ora che ho abbandonato quelle paure, ora che non ho più nessuno sciocco scrupolo a fermarmi, so esattamente quello che devo fare! Farò la Volontà dell’Imperatore, e finalmente io…

(Heilsèn esplose all’improvviso in una piccola risata, interrotta immediatamente portandosi la mano alla bocca. Rimane immobile per qualche secondo e, ad un tratto, nell’oscurità della stanza, rivede, come fosse una visione, l’incontro avuto con la Fiamma del Vesuvio dopo l’incendio al porto.

Sente la propria voce, mentre espone al Comandante dei Rosacroce i dubbi che sta provando sulla missione, e che l’attanagliano da giorni. Spera di essere confortata dalla Donna e di ricevere un consiglio, o un aiuto, per ritrovare la fede nella Visione, che sta lentamente perdendo. Ma dal Comandante giungono solo violenti rimproveri. Stringe le braccia attorno al proprio corpo, conficcando con forza le dita nella carne, mentre le grida rimbombano nella sua testa. La paura e la vergogna la assalgono, e il marchio sul suo volto inizia a bruciare.

All’improvviso, le sembra di trovarsi all’interno della propria Villa, dopo la conversazione con la Fiamma. Nel camino acceso, la lama della sua spada è avvolta dalle fiamme, e guardandola, sente il marchio bruciare sempre di più. Vede la propria mano afferrare l’elsa, e sta per lanciare un grido straziante, mentre rivive il momento in cui ha conficcato il metallo incandescente nella carne del proprio volto.

Prima che possa farlo però, una voce squarcia questa “visione”: una delle ragazze in camera, ora sveglia, ha notato la giovane Cacciatrice ai piedi del letto e la chiama, per invitarla a distendersi al suo fianco. Heilsèn, ancora confusa, si tocca la ferita sul volto. Sente il marchio che si è impressa da sola -per dimostrare il suo rimorso, e ricordare a sé stessa di non mettere mai più in discussione il Volere del Basileus- “spegnersi” lentamente.

Guarda la ragazza e, lentamente, si stende nel letto di quella disgustosa Casa di Piacere, ove oramai spende ogni notte, da quando ha avuto quella conversazione. Chiude gli occhi e, per un attimo, si sente avvolta da quel sentimento di pace e sicurezza, che solo le Terre Selvagge le avevano donato finora, prima di addormentarsi.)

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